Carmina Coloma stava pregando davanti al tabernacolo. All’improvviso
si è aperta la porta e un’amica ha gridato: “Carmina! Tua figlia!
Corri!”
Maki, la sua figlioletta di tre anni, era rigida, con lo sguardo
fisso, come se fosse morta. Poi le sono venute le convulsioni e compiva
movimenti ritmici con il lato sinistro del corpo.
È stata la prima volta
in cui la sua famiglia si è trovata faccia a faccia con la crudele
malattia di cui soffriva la piccola.
Maki ha iniziato ad avere costanti crisi epilettiche, che i genitori
affrontavano aggrappandosi alla preghiera. “Al mattino, quando
rifacevamo il letto apparivano vari rosari tra le lenzuola, quelli che
cadevano a me e a mio marito”, ha ricordato la mamma.
Dopo quattro operazioni al cervello è arrivata un’altra diagnosi
atroce. Si trattava della sindrome di Rasmussen, un’encefalite cronica
degenerativa di origine autoimmune che distrugge un intero emisfero. Se
non viene estirpato in tempo passa all’altro emisfero e non resta altro
che assistere alla morte del malato per convulsioni.
Se la più piccola dei sette figli di Carmina Coloma e Richi Márquez
era già stata origine di un’enorme catena di preghiera riflessa su
Facebook e Twitter (@pormacarena), quel momento ha significato il
culmine di centinaia di sguardi rivolti al Cielo per pregare per lei. Un
motto univa tutti: “Pray for Maki”.
Maki è stata sottoposta a un duro trattamento, la plasmaferesi,
durante la quale è entrata in uno stato di crisi permanente, il momento
più difficile di tutta la malattia. “Il deterioramento della sua salute
non lasciava dubbi sul fatto che bisognava agire in modo deciso, o la
malattia avrebbe potuto avere la meglio sulla nostra bambina”, ha
riferito Carmina.
Una nuova battaglia vinta, arrivare alla quinta operazione, nella
quale le è stato estirpato l’emisfero destro del cervello e che è durata
12 ore e mezza. “Le reti sociali hanno organizzato catene di preghiera.
Con questo grandissimo aiuto, sono arrivata anche ad accettare con una
certa pace l’idea che mia figlia potesse morire. Vedevo così chiaramente
che Maki era un angioletto che in più di un’occasione ho pensato:
‘Forse quello che succede è che gli angeli devono tornare al luogo da
cui provengono, il Cielo’”.
Ma questo non era il progetto di Dio, come ha ricordato Carmina: “Che
Maki superasse l’intervento, viste le sue condizioni, era già un
miracolo, ma che le togliessero i tubi dopo 24 ore e parlasse
coerentemente dopo 48 era un altro”.
La piccola aveva la parte sinistra del corpo paralizzata, non si
teneva in piedi e non riusciva a camminare. Quando tutto sembrava
terminato, Maki ha dovuto sottoporsi a una sesta operazione.
L’idrocefalia e la pressione intercraniale di cui soffriva erano cinque
volte superiori a quelle di una bambina della sua età. “Come sempre è
entrata in sala operatoria sorridendo, e quando è tornata ha recuperato
il suo meraviglioso sorriso”, ha detto la mamma.
Ma la Madonna non delude mai. Carmina ha spiegato che fin dall’inizio
“per Maki era chiaro: era la Madonna che l’avrebbe curata”. La famiglia
ha organizzato un viaggio al santuario di Nostra Signora di Lourdes.
“Ci siamo fermati a un distributore di benzina, e sorprendentemente Maki
ha fatto tre passi da sola”.
Quanto hanno vissuto nel santuario è rimasto inciso nel loro cuore.
“Sentivo un amore di madre incredibile, come se la Madonna mi dicesse.
‘Vieni da me, so cos’hai passato, so cosa stai soffrendo’”.
Molti si sono uniti a una lunga catena di preghiera, incluso papa
Francesco. Il 13 novembre 2014, il pontefice ha messo la mano sulla foto
della copertina di un libro in cui Carmina racconta tutto ciò che hanno
passato (“Maki, la sonrisa de un ángel”). Ha pregato in raccoglimento, e
poi lo ha portato con sé.
Il 15 maggio 2015, il neurologo della bambina ha ricevuto un video di
Maki che correva. Ha potuto solo dire: “Il suo recupero è un miracolo!”
Come dice Carmina, “Dio non ti toglie la sofferenza, ma ti aiuta a
sopportarla”. Accompagnare una figlia nel suo deterioramento fisico,
affrontare stoicamente 6 operazioni in cui le è stato estirpato mezzo
cervello e vivere periodi in cui Maki poteva avere anche 20 crisi al
giorno non può essere possibile solo con forze non umane.
E se ci si stupisce di fronte alla grande fede della famiglia, quella
di Maki è ancora più da sottolineare. I genitori ricordano come Maki
pregasse solo con la mano destra davanti alla Madonna perché non
riusciva a muovere la sinistra. Solo questo fatto mostra la speranza e
la fede della piccola.
Carmina ha raccontato che la piccola non ha mai smesso di regalare a
tutti un sorriso, in ogni momento e in qualsiasi circostanza. “Non
capivamo come si potesse essere felici in mezzo a quel calvario, ma lei
ne era capace”, ha spiegato la famiglia.
Attualmente Maki conduce una vita normale, che concilia con la
riabilitazione. Va a scuola e fin da quando si sveglia continua a dare
il meglio di sé. E continua, come dice la famiglia, “a stupire tutti noi
che la accompagniamo nella sua battaglia, dandoci continue lezioni di
forza, di fede, di spirito di sacrificio, e soprattutto d’affetto”.Come dice Carmina, è “la storia di un angelo. Il suo nome è Macarena,
che significa ‘Speranza’, quello che Dio ci ha chiesto in tutti questi
anni”.
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