A Oropa il rito si ripete ogni anno dal 172. Il panno sul viso della Vergine resta immacolato
Le passano il fazzoletto immacolato sul viso. E ogni volta, da quasi
300 anni, sul lino bianco del
panno non resta un grano di polvere. È il
«miracolo» di Oropa, che dal 1720, a metà novembre, si ripete nella
Basilica antica del santuario sopra Biella, dedicato alla Madonna Nera.
Il volto senza polvere è il suo, fissato da una folla di fedeli che
attende che il rettore, dopo il rito, mostri il fazzoletto al vescovo,
ai sacerdoti e ai pellegrini.
Sabato la tradizione s’è rinnovata, e il panno è rimasto
bianchissimo. Segno di buon auspicio, come accade a Napoli col sangue
liquefatto di San Gennaro. Ma con una differenza: qui a Oropa il
«miracolo» non è mai mancato. Una volta la statua non aveva nessun vetro
a proteggerla, e il fenomeno era molto più sorprendente. Ora,
nonostante la teca di protezione di vetro, sul corpo della Madonna e
anche di Gesù bambino, tenuto in braccio, si crea sempre uno strato di
polvere: che però sui due volti non si ferma mai. «Noi parliamo di
prodigio, non di miracolo – spiega il rettore del Santuario, don Michele
Berchi -. La pulizia del viso è un rito fondamentale per la nostra
comunità, che rinsalda ogni anno il legame profondo tra i biellesi e la
Vergine Bruna».
Il cerimoniale è codificato da quasi tre secoli, quando venne
attestato per la prima volta dal canonico Agostino Penna. Intorno al 20
novembre, in occasione della festa della presentazione di Maria al
Tempio, la statua viene rimossa dalla teca dove è custodita tutto l’anno
e appoggiata sull’altare. Dopo che il rettore ha pulito i volti della
Madonna e del bambino una suora, con un secondo fazzoletto, inizia la
delicata opera di pulizia dell’abito. E su di esso un po’ di polvere
rimane. «Il secondo panno non lo mostriamo mai ai presenti- aggiunge don
Berchi -: la fede non necessita di controprove». E’ successo però nel
2013 che il fazzoletto usato per pulire l’abito fosse stato
incidentalmente posato accanto a quello del viso: il primo era
immacolato mentre il secondo era coperto di polvere.
Nonostante questo, a Oropa scelgono il basso profilo e schivano
accuratamente la parola «miracolo»: «Si verrebbero a creare
sensazionalismi che non aiutano la fede e creano solo curiosità»,
sentenzia il rettore. E se un
giorno si scoprisse che il volto della
statua è impolverato? Il fatto, in teoria, sarebbe considerato «di
cattivo presagio»: «Ma è una possibilità che non abbiamo mai valutato –
sorride don Berchi -: da 300 anni non è mai accaduto».
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