lunedì 26 dicembre 2016

L'ultimo straordinario messaggio della Madonna a Medjugorje!

"Cari figli! Con grande gioia oggi vi porto mio Figlio Gesù perché Lui vi dia la Sua pace. Figlioli, aprite i vostri cuori e siate gioiosi affinché possiate accoglierla. Il cielo è con voi e lotta per la pace nei vostri cuori, nelle famiglie e nel mondo e voi, figlioli, aiutatelo con le vostre preghiere affinché sia così. Vi benedico con mio Figlio Gesù e vi invito a non perdere la speranza e che il vostro sguardo e il vostro cuore siano sempre rivolti verso il cielo e verso l’eternità. Così sarete aperti a Dio ed ai Suoi piani. Grazie per aver risposto alla mia chiamata. "



mercoledì 21 dicembre 2016

Attimi di puro terrore ieri a Napoli davanti ad un asilo nido, secondo il giardiniere è spiegabile solo come un miracolo

 

Momenti di forte paura e panico oggi fuori alla scuola dell'infanzia «Nosengo» al viale Traiano a Soccavo per il ritrovamento di una bomba a mano in un aiuola.

Momenti di forte paura e panico oggi fuori alla scuola dell’infanzia «Nosengo» al viale Traiano a Soccavo  per il ritrovamento di una bomba a mano in un aiuola.
Erano le 13.30 circa e un giardiniere della IX municipalità  svolgeva regolare attività di manutenzione. Stava rastrellando il terreno di un alberello, proprio fuori l’asilo nido, quando si è accorto della presenza di un oggetto tondeggiante e metallico. Incuriosito si è chinato per verificare con mano ciò che aveva spostato, senza volerlo, con il rastrello.
L’operaio, resosi conto immediatamente della presenza di un ordigno esplosivo, ha lanciato l’allarme chiamando i carabinieri. Sul posto oltre ai militari della vicina stazione è intervenuta la polizia municipale dell’unità operativa del quartiere e gli artificieri che hanno prelevato la bomba: una granata con spoletta.
Dopo la diffusione della notizia della presenza di un’arma da lancio sono seguiti momenti di forte apprensione da parte dei genitori dei bambini presenti a quell’ora nell’istituto. La zona è stata fatta evacuare completamente, mentre le scolaresche e il personale sono stati sistemati in un’altra area sicura.
«È stato un vero miracolo – commenta un giardiniere del comune – qualsiasi bambino avrebbe potuto, involontariamente, azionare la spoletta che era all’estremità dell’ordigno e farla esplodere: poteva essere una strage».
Sull’accaduto indagano i carabinieri che cercheranno di capire  come abbia fatto quella bomba a trovarsi in quel giardinetto vicino alla «Nosengo».  Non si esclude che l’ordigno possa essere stato abbandonato da malavitosi della zona.

martedì 20 dicembre 2016

Vi rivelo la preghiera miracolosa mai svelata prima d....

 A volte la religione si confonde con pratiche esoteriche, altre volte alcuni riti e salmi biblici sono in realtà, per chi crede nella Cabala, vere e proprie formule magiche. E così che l'esperto teologo sulla Madonna svela una preghiera poco usata che secondo lui "Avrebbe l'effetto di riuscire a far esaudire grazie". leggi anche: La Madonna e i suoi segreti:



 "Ecco cosa dovete portare con voi per salvarvi" Così spiega: "Questa preghiera dev'essere recitata per chiedere il dono una grazia e non per qualsiasi cosa che vorremmo si avverasse, cerchiamo di non farla diventare un mezzo per chiedere a Gesù tutto ciò che passa nella nostra mente. Prima di recitare questa preghiera ricordiamoci che stiamo per entrare in contatto con nostro Signore e quindi è preferibile recitarla in un posto poco affollato, ancora meglio se isolato (ricordiamoci che la migliore devozione è il silenzio). Subito dopo averla recitata è doveroso ringraziare anche la Madonna con la preghiera dell’Ave Maria". Leggi anche: Vittima di "malocchio"? L'esorcista svela come scoprirlo e il rimedio più eficcace. Ecco qual è Ecco le parole da recitare: O Signore buono e misericordioso; sono qui a recitare questa preghiera per chiederti una grazia … (recitare a bassa voce la grazia che si desidera ricevere) Tu che tutto puoi, ti chiedo di non scordarti di me umile peccatore e di concedermi la grazia tanto attesa e desiderata. Tu che a causa dei nostri peccati, hai portato per primo, il peso della croce con tanto sacrificio; illumina il mio percorso e rendimi forte nell'affrontare tutte le croci a me assegnate. Dammi il coraggio per accettare la tua volontà ; ho bisogno del tuo sostegno e di sentire vicino il tuo amore. Ti ringrazio per tutto quello sin ora mi hai concesso e per tutto quello che inaspettatamente mi darai … Ti imploro e mi inginocchio dinanzi a te, sperando in un tuo segno, in una tua risposta;  fà in modo che la mia richiesta venga esaudita, Amen. 

lunedì 19 dicembre 2016

La strabiliante conversione di un buddista carcerato, ad un cristiano pra...

Mi chiamo Zhang Agostino Jianqing, ho 30 anni e vengo dalla Cina, più precisamente da Zhe Jiang. Può sembrare strano che un cinese porti anche il nome di Agostino ma più avanti capirete il perché.  

La mia famiglia, di tradizione buddista è una famiglia di brave persone che nella loro vita si sono sempre comportate bene ed hanno lavorato sia in Cina che in Italia. 

Nel 1997, all’età di 12 anni, sono arrivato in Italia con mio papà, la mia mamma era in Italia già da due anni. 


Sono passati 18 anni da quel 1997, la maggior parte dei quali passati in carcere, tutt’ora sono in carcere. 

Arrivato in Italia ho studiato un paio di anni, ma a scuola mi annoiavo, così spesso mancavo le lezioni, scappavo dalla scuola all’insaputa dei miei genitori. 

Anno dopo anno diventavo sempre più cattivo, iniziavo a litigare con i miei genitori perché non mi davano i soldi per potermi divertire. All’età di 16 anni mi sono inventato la storia che andavo a lavorare lontano dalla nostra abitazione per poter stare fuori la notte. Spesso passavo la notte in discoteca, mi interessava solo divertirmi e sentirmi potente, così in poco tempo mi sono plasmato un carattere violento e superficiale, mi interessavano solo lo sballo, i soldi e le ragazze. 

Ho commesso un grave errore  
E così all’età di 19 anni sono entrato in carcere per la seconda volta con una condanna di 20 anni. Non parlavo e capivo quasi niente in italiano e per di più nel carcere di Belluno, dove sono rimasto i primi due anni, ero l’unico cinese. Ero pieno di difficoltà, non sapevo chiedere aiuto in tutti i sensi, ero disperato, l’unica cosa che mi faceva sentire un po’ meglio era prendere la penna e scrivere alla mia famiglia chiedendo scusa, scusa e poi ancora scusa per tutto il dolore e tutta la tristezza che avevo causato al loro cuore, in particolare alla mia mamma, che in quel periodo si faceva ogni settimana 700 km per venire a trovarmi in carcere. Ogni volta che mi vedeva piangeva. Vedere quelle lacrime che scorrevano davanti a me mi ha aiutato a guardarmi dentro e a percepire tutto il male che avevo causato alla mia famiglia e a quella della vittima. Il mio cuore tremava per il dolore e si sentiva spezzato. Improvvisamente dentro di me emergeva il desiderio di cambiare in meglio per non fare più soffrire la mia cara mamma. Nasceva in me il desiderio che questa sofferenza si potesse trasformare in felicità. 

Nel frattempo, prima del trasferimento al carcere di Padova, ho conosciuto e stretto amicizia con un volontario, GILDO, che poi è stato proprio nel 2015 il padrino del mio battesimo. Ho capito, solo dopo un lungo percorso di Fede, che quest’uomo era stato il primo regalo che il Signore mi aveva fatto. 

Dopo il Battesimo ho capito tutta la MISERICORDIA di cui sono stato oggetto anche quando non me ne rendevo conto. E questo libro di Papa Francesco mi ha aiutato a comprendere meglio quello che mi è accaduto. 

Ecco perché del nome Zhang Agostino. Agostino perché pensando a sant’Agostino, alla sua storia, mi ha particolarmente commosso sua madre santa Monica per tutte le lacrime che aveva versato per il suo figlio, sperando di ritrovare il figlio perduto. È un po’ come la mia situazione, pensando alla mia mamma ed al fiume di lacrime che ha versato per me sperando che io potessi ritrovare il senso della vita. 

Ritornando al volontario di Belluno la cosa che mi ha colpito è stato il suo volto, il suo sguardo che mi è sembrato immediatamente familiare, ho trovato in lui conforto ed una pace interiore che mai avevo provato prima. In quel periodo non parlavo e capivo l’italiano, perciò quei due anni sarebbero stati un inferno se non avessi avuto la fortuna di incontrare questa persona. 

Nei nostri incontri era più il tempo che ci guardavamo di quello passato a parlare. Avevo il desiderio, la necessità di sfogare tutto il male che avevo dentro ma non riuscivo. Il semplice suo sguardo che provava compassione per me, in quei 2 anni mi ha sostenuto, incoraggiato nelle mie difficoltà. 

Nel 2007 vengo trasferito al carcere di Padova. La prima persona che ho incontrato è stato un mio connazionale, Je Wu poi Andrea. Un detenuto cinese come me che aveva iniziato a lavorare in carcere a Padova e che mi è stato vicino e mi ha aiutato. Dopo pochi mesi dall’arrivo ho iniziato anch’io a lavorare con la cooperativa sociale Giotto, prima assemblando confezioni di gioielli, poi valige. Oggi sempre in carcere lavoro nel settore della digitalizzazione e delle chiavette per la firma digitale. Il mio amico Wu mi raccontava che le persone della cooperativa non guardano solo al lavoro ma vogliono bene a noi carcerati e ci trattano come persone e non come un numero di matricola o un fascicolo. 

Ho visto giorno dopo giorno che questo mio amico era sempre più contento fino a decidere di diventare cristiano e di battezzarsi. Vedere accadere queste cose, lavorare con queste persone mi ha fatto sorgere la domanda e il desiderio di essere anch’io felice come loro.  

Vedendo questi miei amici tornare dalla messa contenti, ho deciso di andare a vedere che cosa succedeva e se c’era qualcosa di utile per me. Ascoltando le parole del Vangelo e ascoltando i canti, dentro di me emergeva una gioia che non avevo mai provato prima, sembrava che i canti e le parole fossero fatti appositamente per me. Non vedevo l’ora che fosse domenica. Ma questo desiderio era di tutti i giorni, perciò ho deciso di partecipare con alcuni amici detenuti e della cooperativa ad un momento settimanale di incontro per poter condividere e amare al meglio la mia vita. Questo cammino mi ha fatto nascere il desiderio di diventare cristiano. 

Questo mio desiderio si scontrava però con la preoccupazione di non arrecare un ulteriore grande dolore alla mia famiglia, in particolare a mia mamma buddista praticante. 

Ho vissuto perciò per un certo periodo questo dramma non sapendo che cosa era più giusto fare. Ho chiesto consiglio agli amici e al buon Dio su quale fosse la strada giusta per me e per la mia famiglia. 

Voglio ora raccontare un episodio che è stato per me come una chiamata. 

Il Venerdì Santo del 2014 ho partecipato su invito degli amici al rito della Via Crucis e del bacio di Gesù in croce. Alla fine del rito tutti gli amici uno ad uno sono scesi a baciare la croce, dentro di me c’era il desiderio di baciare anch’io Gesù in croce, ma pensando alla mia mamma non riuscivo a farlo, mi sembrava di tradire una seconda volta mia mamma.  

Ho pregato perché il Signore mi perdonasse. Finito il rito sono uscito dalla cappella e improvvisamente il mio cuore pentito piangeva perché non ero andato a baciare Gesù sulla croce. 

In quel dolore di quel momento ho capito che mi ero innamorato di Gesù, che questo era vero e che non potevo più farne a meno. Così ho preso coraggio e ho chiamato la mia famiglia chiedendole di venire prima possibile a colloquio in carcere. Il giorno dopo mia mamma è venuta a trovarmi e gli ho raccontato quanto accaduto il giorno prima dicendole che non potevo più tenere nascosto il mio amore per Gesù e chiedendo a mia mamma che mi permettesse di diventare cristiano e di battezzarmi.  

Difronte a queste parole mia mamma è rimasta per 5 minuti immobile, mi sono sembrati i 5 minuti più lunghi della mia vita, dopodiché con le lacrime agli occhi mi ha detto: «Se tu ritieni che questa sia una cosa giusta per te fallo, altrimenti io soffrirei di più». Dette queste parole siamo scoppiati tutti e due a piangere come dei bambini e ci siamo abbracciati. Ho sentito la presenza del Signore ed ho scoperto un altro amore della mia mamma, come quello di Maria. 

Il giorno del rito di ammissione è stato per me un ulteriore conferma della bontà della scelta, perché sentendo la parola del vangelo dove dice: «Ero in carcere e siete venuti a visitarmi», ho compreso che Gesù ha mandato i suoi a cercarmi, e che il Suo tramite erano tutti gli amici che avevo incontrato in carcere nel lavoro e nel percorso di Catechismo, e che erano presenti lì con me. 

L’11 aprile del 2015 mi sono battezzato, cresimato e ho fatto la prima comunione: tutto in carcere. Anche se avrei potuto ottenere il permesso dal magistrato di celebrarlo fuori dal carcere ho scelto di farlo nel luogo e con gli amici dove Gesù è venuto ad incontrarmi e dove io ho incontrato Gesù. 

Ora permettetemi di ringraziare Papa Francesco per l’attenzione particolare che ha verso noi carcerati. Mai avrei pensato di essere invitato a partecipare alla presentazione di un libro del Papa, né di avere la possibilità di stringere la sua mano, com’è avvenuto ieri. Ringrazio soprattutto perché molti altri potrebbero essere qui al posto mio, molti altri avrebbero più diritto e bisogno di me. 

Sono qui con la mia storia a testimoniare come la Misericordia di Dio ha cambiato la mia vita. Ma tutto questo non sarebbe stato possibile senza la presenza di tutti gli amici e fratelli del carcere di Padova. Sono qui con tutti loro nel cuore, è come se fossero tutti presenti qui. Come pure porto nel cuore tutte le persone carcerate del mondo che non hanno avuto la grazia che molti di noi hanno avuto. 

Caro Papa Francesco grazie per l’affezione e la tenerezza che non manchi mai di testimoniarci. Grazie per la tua instancabile testimonianza. Grazie per le pagine di questo libro dalle quali emerge il cuore di un pastore misericordioso. Ti ricordiamo sempre nelle nostre preghiere. 

domenica 18 dicembre 2016

Potentissima preghiera di San Benedetto per allontanare il maligno dal...

“ Fugga il nemico Satana da ogni figlio di Dio,
sparga le sue iniquità altrove,
dove a nessuno possa nuocere,
dove a nessuno rechi danno e malvagità.
Vade retro Satana,
e bevi tu stesso le tue iniquità!
Sei un blasfemo seduttore di anime,
ma chi vige nel fare la Volontà di Dio non osi toccare,
perfido e stolto artefice malefico.
Dono io stesso la capacità di ricacciarti negli inferi
e da là tu non possa uscirne mai più,
a molestare i figli eletti!


Torna ai piedi della Croce di Cristo,
e concatenato a quel legno rimani,
perfido serpente, repellente creatura del male.
Svanisca ogni tua seduzione,
e rimanga in ogni cuore l’amore per Dio Padre.
Scaccio ogni infestazione nel nome di Gesù,
anche se in tanti siete con a capo Belzebùl!
Ritornate ai vostri alloggi e lasciate liberi i corpi,
risanate siano le ferite che voi avete impresso,
e le anime tornino ad essere con Gesù,
con Maria: La Pura e Immacolata,
la dolce, tenera Madre che tutti vi fa tremare,
è il Suo nome che vi mette paura,
perché ne sapete che tutta Lei del peccato ne è pura.
Vi aiuta , figli cari, a liberarvi da tutti i mali;
invochiamo pure Lei, che in Ciel
fa di tutti i figli Suoi una schiera di Angeli e di Santi,
perché Lei li salva tutti quanti!
Viva Maria! Viva Gesù!,
E nel Loro Nome se ne scappi ogni tribù
che sia di ostacolo all’amore del Padre Dio,
all’amore del Figlio Gesù
e l’azione dello Spirito Santo
laverà ogni figlio tormentato.
Vi porto assieme nel mio cuore,
vi porto con me assieme ai Santi,
camminate nelle virtù
e vi abbracceremo tutti quanti!”

sabato 17 dicembre 2016

San Gennaro, il miracolo del sangue non è avvenuto Nel terzo giorno dell'anno nel quale avviene il prodigio Monsignor Vincenzo De Gregorio invita alla prudenza


Non si è rinnovato a Napoli il miracolo di San Gennaro. Alle 19.15 l'ampolla è stata riposta nella teca che la custodisce e la Cappella del Tesoro di San Gennaro, in Duomo, è stata chiusa. Nel giorno del così detto 'miracolo laico' non si è sciolto il sangue del Santo Patrono. Prima di chiudere la teca monsignor Vincenzo De Gregorio, abate della Cappella, rivolgendosi ai fedeli ha detto : "Non dobbiamo pensare a sciagure e disgrazie. Noi siamo uomini di fede e dobbiamo continuare a pregare". In serata nel Duomo erano presenti i rappresentanti della Deputazione di San Gennaro, del Comitato di San Gennaro e il questore Marino.

giovedì 15 dicembre 2016

Il volto senza polvere della Madonna Nera! incredibile mir...

A Oropa il rito si ripete ogni anno dal 172. Il panno sul viso della Vergine resta immacolato
Le passano il fazzoletto immacolato sul viso. E ogni volta, da quasi 300 anni, sul lino bianco del panno non resta un grano di polvere. È il «miracolo» di Oropa, che dal 1720, a metà novembre, si ripete nella Basilica antica del santuario sopra Biella, dedicato alla Madonna Nera. Il volto senza polvere è il suo, fissato da una folla di fedeli che attende che il rettore, dopo il rito, mostri il fazzoletto al vescovo, ai sacerdoti e ai pellegrini.


Sabato la tradizione s’è rinnovata, e il panno è rimasto bianchissimo. Segno di buon auspicio, come accade a Napoli col sangue liquefatto di San Gennaro. Ma con una differenza: qui a Oropa il «miracolo» non è mai mancato. Una volta la statua non aveva nessun vetro a proteggerla, e il fenomeno era molto più sorprendente. Ora, nonostante la teca di protezione di vetro, sul corpo della Madonna e anche di Gesù bambino, tenuto in braccio, si crea sempre uno strato di polvere: che però sui due volti non si ferma mai. «Noi parliamo di prodigio, non di miracolo – spiega il rettore del Santuario, don Michele Berchi -. La pulizia del viso è un rito fondamentale per la nostra comunità, che rinsalda ogni anno il legame profondo tra i biellesi e la Vergine Bruna».

Il cerimoniale è codificato da quasi tre secoli, quando venne attestato per la prima volta dal canonico Agostino Penna. Intorno al 20 novembre, in occasione della festa della presentazione di Maria al Tempio, la statua viene rimossa dalla teca dove è custodita tutto l’anno e appoggiata sull’altare. Dopo che il rettore ha pulito i volti della Madonna e del bambino una suora, con un secondo fazzoletto, inizia la delicata opera di pulizia dell’abito. E su di esso un po’ di polvere rimane. «Il secondo panno non lo mostriamo mai ai presenti- aggiunge don Berchi -: la fede non necessita di controprove». E’ successo però nel 2013 che il fazzoletto usato per pulire l’abito fosse stato incidentalmente posato accanto a quello del viso: il primo era immacolato mentre il secondo era coperto di polvere.


Nonostante questo, a Oropa scelgono il basso profilo e schivano accuratamente la parola «miracolo»: «Si verrebbero a creare sensazionalismi che non aiutano la fede e creano solo curiosità», sentenzia il rettore. E se un giorno si scoprisse che il volto della statua è impolverato? Il fatto, in teoria, sarebbe considerato «di cattivo presagio»: «Ma è una possibilità che non abbiamo mai valutato – sorride don Berchi -: da 300 anni non è mai accaduto».

martedì 13 dicembre 2016

Medjugorje la statua del Cristo crocifisso che piange infittisce il mistero intorno ai miracoli del santuario

E’ un fenomeno naturale o è un segno della presenza forte del Signore? E’ questa la domanda che ci si pone di fronte a quello sgocciolio che emana dal bronzo. Ci sono molte possibili spiegazioni circa questo fenomeno, e naturalmente esiste anche la quella di una sua natura spirituale. La Chiesa non ha ancora assunto una posizione definitiva sul ciclo di apparizioni che dal 1981 sembrano – il condizionale è d’obbligo – avvenire nella cittadina croata ad alcuni veggenti. Lo scorso giugno 2015 il Papa ha ribadito, come riporta Avvenire, che:
C’è un grande interesse per il giudizio sul fenomeno di Medjugorje. Che cosa può dirci al riguardo?  «Su Medjugorje Papa Benedetto XVI, a suo tempo, aveva istituito una commissione presieduta dal cardinale Camillo Ruini, con altri cardinali e teologi. Hanno preparato uno studio e il cardinale Ruini me lo ha consegnato, dopo alcuni anni di lavoro. Hanno fatto un bel lavoro. Il cardinale Gerhard Müller (prefetto della Congregazione per la dottrina della fede; ndr) mi ha detto che avrebbe fatto una “feria quarta” (riunione del dicastero, che si svolge il mercoledì; ndr). Su questo credo sia stata fatta l’ultimo mercoledì del mese. Stiamo per prendere delle decisioni e poi saranno comunicate. Per il momento si danno soltanto alcuni orientamenti ai vescovi»

Ma poi, come riferisce Andrea Tornielli su Vatican Insider:
Nell’ex Sant’Uffizio non si sono tenute «plenarie» (la prossima «plenaria», con la partecipazione di tutti i cardinali e vescovi membri del dicastero, è in programma per gennaio 2016). E sull’argomento Medjugorje non si è neanche tenuta la «feria quarta», la riunione mensile (congregazione ordinaria) dei cardinali e vescovi membri della Congregazione che si svolge di mercoledì. L’ultima «feria quarta» si è infatti tenuta – confermano a Vatican Insider autorevoli fonti del dicastero – lo scorso 17 giugno: l’argomento era tutt’altro, il tema Medjugorje non è stato neanche accennato
Nel frattempo è bene ribadire che Medjugorje è un luogo di preghiera e dove moltissime persone hanno trovato o ritrovato la fede e lo stato di Grazia. Resta importante tenere a mente che le attività dei cosiddetti veggenti non sono riconosciute come autentiche e che i rapporti tra il Vescovo locale e i francescani che gestiscono il sedicente santuario non sono propriamente fraterne. Restiamo in attesa delle decisioni definitive della Chiesa di Roma, unica titolata a sciogliere la vicenda, tenendo a mente quanto disse l’allora monsignor Tarcisio Bertone nel 1998, da segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede presieduta da Joseph Ratzinger :
[…] per quanto concerne i pellegrinaggi a Medjugorje che si svolgono in maniera privata, questa Congregazione ritiene che sono permessi a condizione che non siano considerati come una autenticazione degli avvenimenti in corso e che richiedono ancora un esame da parte della Chiesa.

Padre Pio: «Mi mettevo a piangere per i mostri» parole sconv....

Chiarissimo e forte l’insegnamento della Chiesa attraverso i pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II sul Diavolo. Ha riportato in luce la verità teologica tradizionale, in tutta la sua concretezza. Quella verità che è sempre stata presente e viva in maniera anche drammatica nella vita di Padre Pio e nei suoi insegnamenti.
Padre Pio cominciò a essere tormentato da Satana fin da bambino. Padre Benedetto da San Marco in Lamis, suo direttore spirituale, lasciò scritto in un diario: «Le vessazioni diaboliche cominciarono a manifestarsi in Padre Pio fin da quando aveva quattro anni. Il diavolo si presentava in forme orribili, spesso minacciose. Era un tormento che, anche di notte, non lo lasciava dormire».


Lo stesso Padre Pio raccontò:
«Mia madre spegneva il lume e tanti mostri mi si mettevano vicini e io piangevo. Accendeva il lume e io tacevo perché i mostri sparivano. Di nuovo lo spegneva e di nuovo mi mettevo a piangere per i mostri.»
Le vessazioni diaboliche aumentarono dopo la sua entrata in convento. Satana non si limitava ad apparirgli in forme orribili ma lo bastonava a sangue.
La lotta continuò tremenda per tutta la sua vita.
Padre Pio chiamava Satana e i suoi compari con i nomi più strani. Tra i più frequenti ci sono questi: 

«Baffettone, baffuone, barbablù, birbaccione, infelice, spirito maligno, cosaccio, brutto cosaccio, brutto animalaccio, triste cosaccio, brutti ceffoni, impuri spiriti, quei disgraziati, maligno spirito, bestiaccia, maledetta bestia, apostata infame, impuri apostati, facce patibolari, fiere che ruggiscono, insidiatore maligno, principe delle tenebre. » 

Sono innumerevoli le testimonianze del Padre sulle battaglie sostenute contro gli spiriti dal male. Egli rivela situazioni spaventose, razionalmente inammissibili, ma che sono in perfetta sintonia con le verità del catechismo e dell’insegnamento dei pontefici che abbiamo riferito. Padre Pio non è quindi il religioso «maniaco del demonio», come qualcuno ha scritto, ma colui che, con le sue esperienze e i suoi insegnamenti, alza un velo su una realtà sconvolgente e tremenda che tutti cercano di ignorare.

«Anche durante le ore del riposo il demonio non lascia di affliggermi l’anima in vari modi. E vero che in passato sono stato forte con la grazia di Dio a non cedere alle insidie del nemico: ma che potrà succedere nell’avvenire? Sì, desidererei proprio da Gesù un momento di tregua, ma si faccia il suo volere su di me. Anche da lontano, non manchi di mandare maledizioni a questo nostro comune nemico affinché mi lasci in pace.» A padre Benedetto da San Marco in Lamis. 

«Il nemico della nostra salute è talmente arrabbiato che non mi lascia quasi un momento di pace, guerreggiandomi in vari modi.» A padre Benedetto. 

«Se non fosse, padre mio, per la guerra che il demonio mi muove continuamente sarei quasi in paradiso. Mi trovo nelle mani del demonio che si sforza di strapparmi dalle braccia di Gesù. Quanta guerra, Dio mio, mi muove costui. In certi momenti poco manca che non mi vada via la testa per la continua violenza che devo farmi. Quante lacrime, quanti sospiri indirizzo al cielo per esserne liberato. Ma non importa, non mi stancherò di pregare.» A padre Benedetto.

«Il demonio mi vuole per sé ad ogni costo. Per tutto ciò che sto soffrendo, se non fossi cristiano, mi crederei di certo di essere un invasato. Io non so quale ne sia la causa per cui Dio finora non si sia mosso a pietà di me. So però che lui non opera senza fini santissimi, utili a noi.» A padre Benedetto. 

«La debolezza del mio essere mi fa temere e mi fa sudar freddo. Satana con le sue arti maligne non si stanca di muovermi guerra e di espugnare la piccola fortezza col prenderla d’assedio per ogni dove. Insomma, Satana è per me come un potente nemico che, risoluto di espugnare una piazza, non si contenta di assalirla in una cortina o in un bastione, ma la circonda per ogni parte, in ogni parte l’assalta, in ogni parte la tormenta. Padre mio, le arti maligne di Satana mi incutono spavento. Ma da Dio solo, per Gesù Cristo, spero la grazia di ottenerne sempre la vittoria e giammai la disfatta.» A padre Agostino da San Marco in Lamis.

Quelle sconvolgenti parole di Padre Pio sul....



Oggi la Chiesa celebra la memoria di San Pio dai Pietralcina. Milioni di fedeli nel mondo seguono l'esempio del "frate delle stimmate", per camminare sulle vie del Vangelo.Francesco Forgione nasce a Pietrelcina, provincia di Benevento, il 25 maggio 1887. Il 22 gennaio 1903, a sedici anni, entra in convento e da francescano cappuccino prende il nome di fra Pio da Pietrelcina. Diventa sacerdote sette anni dopo, il 10 agosto 1910. Nel 1916 i superiori pensano di trasferirlo a San Giovanni Rotondo, sul Gargano, e qui, nel convento di S. Maria delle Grazie, ha inizio per Padre Pio una straordinaria avventura di taumaturgo e apostolo del confessionale. Il 20 settembre 1918 il cappuccino riceve le stimmate della Passione di Cristo che resteranno aperte, dolorose e sanguinanti per ben cinquant’anni. Muore il 23 settembre 1968, a 81 anni. Dichiarato venerabile nel 1997 e beatificato nel 1999, è canonizzato nel 2002.


All’indomani reso al santo di Pietrelcina da Papa Francesco, con un’udienza dedicata ai gruppi di preghiera ispirati al suo carisma, e soprattutto considerato che oggi – com’è noto – ricorre la 38ª Giornata Nazionale per la Vita, credo sia utile riportare le parole che padre Pio (1887-1968) in un dialogo – a proposito dell’aborto procurato – che ebbe con padre Pellegrino Funicelli, che per diversi anni gli fu vicino. Sono parole -lo anticipo subito – davvero molto dure, probabilmente troppo per alcuni. Eppure credo sia utile ricordarle perché sull’orrore di questo delitto, disgraziatamente divenuto di fatto diritto, non si riflette mai abbastanza. Per evitare strumentalizzazioni o togliere ai lettori la possibilità di una libera meditazione, eviterò ogni commento riportando integralmente il testo: «P. Pellegrino un giorno disse al nostro Santo: “Padre, lei stamattina ha negato l’assoluzione per procurato aborto ad una signora. Perché è stato tanto rigoroso con quella povera disgraziata?”.Rispose P. Pio: “Il giorno in cui gli uomini, spaventati dal, come si dice, boom economico, dai danni fisici o dai sacrifici, perderanno l’orrore dell’aborto, sarà un giorno terribile per l’umanità. Perché è proprio quello il giorno in cui dovrebbero dimostrare di averne orrore”.
Poi, afferrato con la mano destra l’interlocutore con il saio, gli calcò la sinistra sul petto, come se volesse impadronirsi del suo cuore, e riprese con un fare molto perentorio: “L’aborto non è soltanto omicidio, ma pure suicidio. E con coloro che vediamo sull’orlo di commettere con un solo colpo l’uno e l’altro delitto, vogliamo avere il coraggio di mostrare la nostra fede? Vogliamo recuperarli sì o no?!”. “Perché suicidio?”, domandò p. Pellegrino. Assalito da una di quelle, non insolite furie divine, compensate da uno sconfinato entroterra di dolcezza e di bontà”, P. Pio rispose: “Capiresti questo suicidio della razza umana, se, con l’occhio della ragione vedessi ‘la bellezza e la gioia’ della terra popolata di vecchi e spopolata di bambini: bruciata come un deserto. Se riflettessi allora sì che capiresti la duplice gravità dell’aborto: con l’aborto si mutila sempre anche la vita dei genitori. Questi genitori vorrei cospargerli con la cenere dei loro feti distrutti, per inchiodarli alle loro responsabilità e per negare ad essi la possibilità di appello alla propria ignoranza. I resti di un procurato aborto non vanno seppelliti con falsi riguardi e falsa pietà. Sarebbe un’abominevole ipocrisia. Quelle ceneri vanno sbattute sulle facce di bronzo dei loro genitori assassini. A lasciarli in buona fede mi sentirei coinvolto nei loro stessi delitti»
































mercoledì 7 dicembre 2016

Potente preghiera di augurio nel giorno dell'Immacolata da recitare ad alta voce


Regina della pace, prega per noi!

Nella festa della tua Immacolata Concezione
torno a venerarti, o Maria,
ai piedi di quest’effigie, che da Piazza di Spagna consente
al tuo sguardo materno di spaziare su questa antica,
e a me tanto cara, città di Roma.






Sono venuto qui, stasera, a renderti l’omaggio
della mia devozione sincera. E’ un gesto nel quale
si uniscono a me, in questa Piazza, innumerevoli romani,
il cui affetto mi ha sempre accompagnato
in tutti gli anni del mio servizio alla Sede di Pietro.

Sono qui con loro per iniziare il cammino
verso il cento cinquantesimo anniversario del dogma
che oggi celebriamo con gioia filiale.



Regina della pace, prega per noi!

A Te si volge il nostro sguardo con più forte trepidazione,
a Te ricorriamo con più insistente fiducia
in questi tempi segnati da non poche incertezze e timori
per le sorti presenti e future del nostro Pianeta.

A Te, primizia dell’umanità redenta da Cristo,
finalmente liberata dalla schiavitù del male e del peccato,
eleviamo insieme una supplica accorata e fidente:
Ascolta il grido di dolore delle vittime
delle guerre e di tante forme di violenza,
che insanguinano la Terra.

Dirada le tenebre della tristezza e della solitudine,
dell’odio e della vendetta.
Apri la mente e il cuore di tutti alla fiducia e al perdono!

Regina della pace, prega per noi!

Madre di misericordia e di speranza,
ottieni per gli uomini e le donne del terzo millennio
il dono prezioso della pace:
pace nei cuori e nelle famiglie, nelle comunità e fra i popoli;
pace soprattutto per quelle nazioni
dove si continua ogni giorno a combattere e a morire.

Fa’ che ogni essere umano, di tutte le razze e culture,
incontri ed accolga Gesù,
venuto sulla Terra nel mistero del Natale
per donarci la “sua” pace.
Maria, Regina della pace,
donaci Cristo, pace vera del mondo!


( Giovanni Paolo II , 8 Dicembre 2003)

Bimba rischia la vita! Ma un immagine di San Pio la....



Miracolo in Irlanda, o almeno così raccontano i media nazionali. Una neonata che ha rischiato la vita è salva grazie a Padre Pio, il Santo di Pietrelcina. A raccontare la storia è il padre della piccola, il signor Kieran, da sempre molto credente.
La piccola Caitlin Dooley è nata lo scorso maggio ma dopo neppure una settimana dal parto i genitori hanno riscontrato dei problemi. La bambina non stava crescendo adeguatamente a causa di un problema cardiaco: Caitlin è affetta da una grave forma di cardiomiopatia dilatativa.
In pratica, la neonata ha una malformazione che porta ad un ingrossamento del ventricolo e sfocia, nel peggiore dei casi, in uno scompenso cardiaco che conduce alla morte. Infatti, se questa parte del cuore non funziona adeguatamente il sangue non viene pompato nel migliore dei modi.
La situazione di Caitlin peggiora di ora in ora e i medici la ricoverano nel reparto di terapia intensiva, dove la neonata viene attaccata a dei macchinari. Tra le opzioni previste quella di un trapianto cardiaco ma l’idea si fa sempre più irrealizzabile di ora in ora, visto che le condizioni della piccola continuano ad essere critiche.
I genitori della bambina si arrendono e, essendo molto cattolici, decidono di battezzarla prima che sia troppo tardi. In quel santo giorno, il signor Kieran posa un’immagine di Padre Pio nel lettino di Caitlin. Un gesto naturale, semplice, che però cambia tutto.
Dopo poche ore la situazione della neonata si capovolge inaspettatamente: la sua funzionalità cardiaca aumenta, le macchine non sono più necessarie così come il trapianto cardiaco. I medici non sanno come spiegare questo incredibile cambiamento mentre per i genitori della piccola non ci sono dubbi: è stato San Pio a fare il miracolo.



“Sicuramente nostra figlia ha avvertito la nostra presenza e, probabilmente, vederci e sentirci al suo fianco le ha dato ulteriore forza per resistere. Però una cosa è certa: dal momento in cui ho appoggiato l’immagine di Padre Pio è successo qualcosa di straordinario a Caitlin” fa sapere il padre della bambina ai media locali.
San Pio è molto amato in Irlanda, uno dei paesi più cattolici al mondo, basti pensare che qui è presente pure un Centro Studi dedicato al Frate di Pietrelcina.
 

Bimba gettata nella spazzatura! IL VESCOVO dice che è un dono di......

Cosa spinge un genitore ad  abbandonare  un bambino questo è un mistero, ma la cosa bella e che a  qualcuno che smette di amare corrisponde qualcuno che invece è pronto  a donare amore incondizionatamente.

Monsignor José Ignacio Munilla, vescovo della diocesi di San Sebastián, capoluogo della provincia spagnola di Guipúzcoa, si è espresso su Twitter sul caso della neonata abbandonata tra la spazzatura il 22 ottobre.

“Cara mamma, anche se non dovrebbe essere così, grazie per aver dato alla luce questa bambina!”, ha scritto completando con l’hashtag “#BienvenidaDonostiarra” (“Benvenuta, Donostiarra“). “Donostiarra” è l’aggettivo basco usato per riferirsi alle persone nate a San Sebastián, perché il nome della città in lingua basca è Donostia.
La responsabile delle politiche sociali della provinca di Guipúzcoa, Maite Peña, ha reso noto che la bambina è “in perfette condizioni di salute” e che andrà ad abitare con una famiglia di accoglienza non appena verrà dimessa dall’ospedale.
Maite Peña ritiene “impossibile comprendere i motivi che possono portare alcuni genitori ad agire in questo modo tanto crudele e disumano, anche perché Guipúzcoa conta su un sistema di protezione del bambino che può dare una risposta immediata e di qualità a situazioni come quella che può aver portato a questo caso”.

I sacerdoti non abbiano vergogna di avere tenerezza’! Parole di Papa francesco....



I frutti del Giubileo della Misericordia, il tema della laicità, le sfide per i giovani e l’Europa. E ancora, l’aspirazione di una Chiesa sinodale, la responsabilità degli operatori della comunicazione e alcuni buoni consigli per i sacerdoti. Sono i temi forti affrontati da Papa Francesco in una lunga intervista a tutto campo con il settimanale belga cattolico Tertio pubblicata oggi.
No a laicismo che non rispetta apertura a trascendenza
L’impostazione che vuole separare la religione dalla vita pubblica “è un’impostazione antiquata”. Papa Francesco esordisce così nella sua intervista con il settimanale cattolico belga Tertio. Richiamandosi alla distinzione tra laicità e laicismo, osserva dunque che uno Stato laico “è migliore di uno Stato confessionale”. Tuttavia, aggiunge, non va bene il laicismo che “chiude le porte alla trascendenza”. Questa, afferma, è una “eredità che ci ha lasciato l’Illuminismo”. L’apertura alla trascendenza, sottolinea, “fa parte dell’essenza umana”, fa “parte dell’uomo”. Quindi, quando un “sistema politico” non rispetta questo “pota, taglia la persona umana”. Per questo, “demandare alla sacrestia qualunque atto di trascendenza” è tagliare alla “natura umana buona parte della vita”.


Nessuna guerra in nome della religione
Il Papa risponde dunque ad una domanda sulle guerre e il fondamentalismo religioso. Innanzitutto, ne è convinto, “nessuna religione come tale può fomentare la guerra”, perché in questo caso “starebbe proclamando un dio di distruzione, un dio di odio”. Francesco ribadisce che “non si può fare la guerra in nome di Dio”, “in nome di nessuna religione”. Per questo, “il terrorismo, la guerra non sono in relazione con la religione”. Quello che succede è che si “usano deformazioni religiose per giustificarle”. Il Papa riconosce che “tutte le religioni hanno gruppi fondamentalisti. Tutte. Anche noi”. Questi piccoli gruppi, soggiunge, “hanno ammalato la propria religione” e fanno “la divisione nella comunità, che è una forma di guerra”.
L’Europa ha bisogno di leader
Francesco rivolge dunque l’attenzione al Continente Europeo e rileva, con rammarico, che anche cento anni dopo la Prima Guerra Mondiale siamo sempre in uno stato di conflitto mondiale, ma “a pezzetti”. Diciamo con la bocca “Mai più la guerra”, è il suo monito, “ma intanto fabbrichiamo armi e le vendiamo” agli stessi “che si combattono” per gli interessi dei fabbricanti d’armi. Si rimettono in equilibrio i bilanci, aggiunge con tristezza, con le guerre e “il prezzo è molto alto: il sangue”. Francesco annota così che oggi mancano veri leader all’Europa come Schumann, De Gasperi e Adenauer che si impegnarono contro la guerra. “L’Europa – riprende – ha bisogno di leader, leader che vadano avanti”.
Giubileo della Misericordia, un’idea ispirata dal Signore
Una parte importante dell’intervista è dedicata al Giubileo della Misericordia. Francesco sottolinea che l’idea non è arrivata “di colpo”, ma prende le mosse da quanto fatto in particolare dal Beato Paolo VI e da San Giovanni Paolo II. Quindi ricorda come l’indizione di un Anno Santo straordinario sia nato nella conversazione con mons. Rino Fisichella, presidente del dicastero per la Nuova Evangelizzazione. E’ stata, sottolinea, un’idea che “viene dall’alto”, “credo che l’ha ispirata il Signore”. Un evento, prosegue, che “evidentemente è andato molto bene”. E sottolinea che il fatto che non si sia svolto solo a Roma, ma in tutto il mondo “ha creato tanto movimento”. Molta gente, dice ancora, si è “sentita chiamata a riconciliarsi con Dio”, a “sentire la carezza del Padre”. La misericordia, evidenzia il Papa riprendendo Bonhoeffer, “è a caro prezzo e a buon mercato”. E’ “a buon mercato” perché “non c’è da pagare niente”: “non si devono comprare indulgenze”. Ed è a “caro prezzo” perché “è il dono più prezioso”. E’ preziosa, ripete ancora una volta, “perché il nome di Dio è misericordia”.

Sinodalità: Chiesa nasce dalla comunità
Ancora, Papa Francesco si sofferma sulla sinodalità. La Chiesa, afferma, “nasce dalla comunità”, nasce “dalla base”. Quindi, riprende, “o c’è una Chiesa piramidale, dove quello che dice Pietro si fa, o c’è una Chiesa sinodale, in cui Pietro è Pietro, ma accompagna la Chiesa”. L’esperienza “più ricca di tutto questo – prosegue – sono stati gli ultimi due Sinodi” sulla famiglia da cui è nata Amoris Laetitia. Per il Papa, “è interessante la ricchezza della varietà di sfumature, che è propria della Chiesa. E’ unità nella diversità”. Questo, ribadisce, è “sinodalità”, “non calare dall’alto in basso, ma ascoltare le Chiese, armonizzarle, discernere”. Ognuno ai Sinodi, “ha detto quello che pensava senza paura di sentirsi giudicato”, “tutti erano nell’atteggiamento di ascoltare, senza condannare”. C’è stata una discussione “come fratelli”. C’è stata “una libertà di espressione molto grande” e “questo è bello”. Pietro, aggiunge, “è il garante dell’unità della Chiesa” e “bisogna progredire nella sinodalità”, una delle cose che “gli ortodossi hanno conservato”. E ai giovani, ricordando l’esperienza della GMG di Cracovia, chiede di non avere paura, di non avere “vergogna della fede”, di “cercare strade nuove” e di “non andare in pensione a 20 anni”.
Media: no a calunnia, diffamazione e disinformazione
Il Papa offre quindi la sua riflessione sui mezzi di comunicazione che, sottolinea, “hanno una responsabilità molto grande” e in particolare possono formare “una buona o una cattiva opinione”; “possono costruire”, fare un bene “immenso”. E ribadisce che “i mezzi di comunicazione sono costruttori di una società”, “per far pensare, per educare”. In se stessi, “sono postivi”, ma “possono diventare dannosi” dato che tutti siamo peccatori. Francesco si sofferma su alcune tentazioni dei mezzi di comunicazione: la tentazione della calunnia, essere usati “per calunniare, per sporcare la gente, questo soprattutto nel mondo della politica”. Ancora, parla della tentazione dei mass media di diventare “mezzi di diffamazione” e così si “annulla la persona”. Quindi, mette in guardia dalla “disinformazione”, una cosa che “può fare molto danno nei mezzi di informazione”. La disinformazione, tiene a sottolineare, è “probabilmente il danno più grande che può fare” un mezzo di comunicazione, “perché orienta l’opinione in una direzione, tralasciando l’altra parte della verità”. Ancora chiede ai media di essere “molto limpidi, molto trasparenti”, senza cadere nella “malattia della coprofilia, che è voler comunicare lo scandalo”, le “cose brutte” e così “fare molto danno”.
Sacerdoti non abbiano vergogna della tenerezza
L’ultimo pensiero del Papa è per i sacerdoti, ai quali chiede di amare sempre la Vergine Maria, di non sentirsi mai orfani, di lasciarsi guardare da Gesù e di “cercare la carne sofferente di Gesù nei fratelli”. Da qui, afferma, “viene tutto”. “I sacerdoti – è l’incoraggiamento di Francesco – non abbiano vergogna di avere tenerezza”. “Oggi – conclude – c’è bisogno di una rivoluzione della tenerezza in questo mondo che patisce la cardiosclerosi”.